Il Biomonitoraggio era stato richiesto non a scopo di puro studio geologico delle aree potenzialmente interessate dalle massicce ricadute di inquinanti emessi dalla Centrale a Carbone di Torre Valdaliga Nord, ma al fine di proteggere l’agricoltura e, quindi, l’economia ed il lavoro ad essa collegati; indirettamente poi, il Biomonitoraggio avrebbe dovuto raggiungere il fine, più importante, della tutela della salute delle popolazioni locali.
In questo chiaro contesto, il Biomonitoraggio ha completamente fallito il suo scopo non tenendo conto, probabilmente perché non ne erano in possesso gli autori dello studio, di dati fondamentali che impongono l’impossibilità di affermare che non esista una fonte puntuale di rischio che possa anche solo in parte giustificare la presenza di elementi tossici come l’arsenico nei terreni analizzati. Infatti, non puó essere escluso in alcun modo che la combustione del carbone nella centrale di TVN non possa essere un fattore causale importante al quale sia dovuta la presenza di metalli/non metalli nei suoli analizzati.
Il Biomonitoraggio non ha analizzato il mercurio e le diossine entrambi inquinanti estremamente tossici emessi dalla combustione del carbone (Report Osservatorio Ambientale Regione Lazio 2010, pag. 149), la cui presenza potrebbe compromettere pesantemente lo sviluppo dell’agricoltura di Tarquinia.
Le ricadute umide non sono state analizzate mentre dati recenti indicano depositi di elementi tossici nei terreni e nei sedimenti marini che diminuiscono man mano che gli organismi analizzati venivano reperiti lontano dalla fonte di combustione del carbone. I radionuclidi nei terreni non sono stati analizzati.
Secondo l’Osservatorio Ambientale della Regione Lazio, Tarquinia, Allumiere, Tolfa e Santa Marinella, dopo Civitavecchia, sono le aree di maggior ricaduta degli inquinanti emessi nell’ambiente dalla combustione del carbone nella centrale di Torrevaldaliga Nord (Report Osservatorio Ambientale Regione Lazio 2010, pag. 14). Questo dato si scontra violentemente con i risultati del Biomonitoraggio che non riconoscono, nella combustione annuale di milioni di tonnellate di carbone, alcuna minaccia di inquinamento dei terreni. Di conseguenza, le conclusioni alle quali sono giunti gli autori del Biomonitoraggio stesso sono difficilmente attendibili.
Durante l’ultimo consiglio comunale, il consigliere del M5S Marco Dinelli ha fatto una proposta che potrebbe essere realmente messa in atto, in attesa dell’auspicata, ma improbabile, chiusura della centrale a carbone. Si potrebbe, infatti, trarre un beneficio immediato anche solo dalla riduzione della quantità annuale di carbone bruciato. Iniziativa molto importante che si scontra con l’aumento di 900.000 tonnellate di carbone bruciate ogni anno nella centrale termoelettrica, recentemente autorizzato dalla Autorizzazione Integrata Ambientale per TVN. Un modo di procedere che lascia veramente poche speranze di risolvere il problema dell’inquinamento causato dalla combustione del carbone se non si agisce con lealtà verso la popolazione.
La consegna alla Procura dei dati presentati dal dott. Ghirga, non fa altro che anticipare le intenzioni del M5S su quanto si è verificato al consiglio comunale sul biomonitoraggio.
M5S Tarquinia