Martedì scorso, durante la seduta del Consiglio comunale abbiamo potuto ascoltare e vedere dal vivo l’ennesimo atto d’arroganza di un sindaco che, abbandonando l’aula insieme alla sua giunta, nel momento in cui ci accingevamo a presentare la nostra mozione per la riduzione delle bollette per l’acqua contaminata dall’arsenico, ha girato la spalle ai presenti e, a nostro avviso, all’intera cittadinanza.
Il sindaco – lui che, oltretutto, è la massima autorità sanitaria locale – non si è neanche preoccupato dell’offesa e dell’imbarazzo che ha arrecato all’intera assise, oltre che alla maggioranza che lo sostiene. Li ha lasciati lì, ad annaspare sulla mozione con repliche raffazzonate e pretestuose prive di ogni costrutto.
D’altra parte, l’atteggiamento sprezzante dell’insieme della maggioranza sul tema “arsenico” era stato ben anticipato sulla stampa, solo pochi giorni fa, da quel campionario assortito della demagogia “piddina” costituito dalla triade Parroncini-Dinelli-Grattarola.
Senza scomodare le “distratte maestà” forestiere, ci preme ricordare lo smemorato Alessandro Dinelli, che sino a qualche mese fa e per cinque anni consecutivi ha ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio comunale – quello di Tarquinia (sic!) – seduto vicino al sindaco Mazzola e, insieme a questi, ha bellamente ignorato il problema “arsenico” che veniva sottoposto all’attenzione delle loro autorità con mozioni, petizioni e articoli vari sulla stampa. Non c’è neanche da dimenticare che Dinelli ha presieduto anche quel Consiglio in cui si approvò la delega a Mazzola per firmare l’accordo con Enel che avrebbe poi fatto confluire nelle casse del Comune la cifra di circa 14,5 milioni di euro in tre anni: grosso modo, il costo degli impianti di dearsenificazione per gran parte dell’intera provincia di Viterbo. Ma, a Tarquinia, si è scelto di costruire marciapiedi e spandere in giro ghisa, luci e panchine.