sabato 7 luglio 2012

Arsenico e vecchi difetti

Alla passata amministrazione, poi riconfermata al primo turno in versione “50% più qualcosa” (cit.), non sono stati utili gli articoli, le mozioni, le petizioni e tutto quello che, da più parti, era stato scritto e detto per motivarla ed attivarla al fine di trovare le soluzioni al gravoso (e ormai annoso) problema della presenza del noto e pericoloso inquinante – qual è l’arsenico – nella rete idrica tarquiniese.

Non le sono stati utili perché, per l’ennesima volta, quasi a voler pervicacemente ribadire e riconfermare una sostanziale  disattenzione, come per una forma cronica d’accidia, la “nuova” amministrazione rimedia, al minimo, una figura che meriterebbe il più fangoso e maleodorante degli aggettivi che si possano immaginare.

Premesse indispensabili e adeguate queste, poiché, nelle bollette che iniziano ad arrivare agli utenti del servizio idrico cittadino si trova, nella parte staccabile dal vaglia per il pagamento, un avviso comunale  sulle “limitazioni” per l’uso potabile dell’acqua erogata nella rete tarquiniese gravemente omissivo e, conseguentemente, fuorviante e pericoloso.

Infatti, nonostante che il testo di riferimento nell’avviso “staccabile” allegato alla bolletta sia estratto dall’Ordinanza sindacale n° 8194 del 29 ottobre 2011, nella quale si riportano precisamente i limiti d’uso di acque con contenuti di arsenico compresi tra i 10 e i 20 microgrammi/litro – come nel nostro caso –, nel riquadro “LIMITAZIONI D’USO” non viene riproposta, come la norma impone, quella relativa alle donne in stato di gravidanza”(fonte lextra.info).

Fatto gravissimo, che la dice lunga sulla premura e sull’attenzione che la politica e gli apparati pongono nel tutelare le categorie a rischio. Ancora più grave quando, la carente informazione – già manifestatasi in occasione della pubblicazione della sopraccitata ordinanza disposta, esclusivamente, sull’Albo pretorio on-line del Comune di Tarquinia e non attraverso la consueta affissione di pubblici manifesti – può arrecare danni a soggetti assolutamente inconsapevoli e indifesi quali potrebbero essere i nascituri.

E non vengano ora gli amministratori a parlarci di “svista” o di “refuso”, né tantomeno a cercare di sviare o scaricare verso altri soggetti le loro responsabilità: a noi la memoria non manca; non confidino perciò sulla nostra distrazione né sull’indulgenza per tali argomenti.

Anzi, tanto per puntualizzare e precisare che sulla salute e sulla tutela della stessa non pratichiamo sconti a nessuno, cogliamo l’occasione per segnalare un fatto “curioso” e illuminante su certi comportamenti; un ricordo ben conservato nel nostro archivio; uno dei tanti.

Il 29 ottobre 2011, lo stesso giorno in cui il sindaco emise la citata ordinanza, per l’assessore Ranucci Anselmo (detto Memmo) fu un giorno di festa. Quel giorno il “prode” Anselmo, assessore ai Lavori Pubblici, apparentemente ignaro – se fosse possibile – del monito sulle acque cittadine emanato dal sindaco, diramò alla stampa un suo comunicato che, guarda caso, trattava trionfalmente proprio di acquedotti realizzati a favore di località nell’agro tarquiniense (qui il comunicato del 29 ottobre 2011).

E, neanche sfiorando “di striscio” la tematica “arsenico”, Ranucci si dichiarò “soddisfatto del lavoro svolto” e che “l’opera, che ha previsto un finanziamento di 300mila euro da parte del Comune di Tarquinia, porterà per la prima volta l’acqua corrente alle abitazioni delle famiglie residenti nelle zone di Montecimbalo e Bandita San Pantaleo, mentre per quelle che abitano nella zona del Borgo dell’Argento risolverà il problema della potabilità”.

Già, la “potabilità” al Borgo dell’Argento: se non c’era prima, adesso ce ne sarà ancora di meno visto che, in precedenza all’“opera” ranucciana, dell’arsenico, da quelle parti non se ne conosceva traccia o quasi (qui le analisi Ausl prima della messa in funzione dell’acquedotto) mentre, ai giorni nostri, grazie al nuovo acquedotto, la Ausl di Viterbo segnala il punto di prelievo del Borgo come quello in cui la quantità d’inquinante in questione costituisce il picco dell’intera rete cittadina: 16 microgrammi per litro (qui i dati di maggio 2012).

Certo è che un assessore ai Lavori Pubblici – così preoccupato e lungimirante, ma solo per la sua vanità – girando la testa altrove di fronte ad una problematica del genere o, peggio, astenendosi del tutto dal parlarne e preferendo utilizzare fondi pubblici per “opere” sgargianti (compiute o meno, ma sempre costosissime) che hanno l’unico pregio di creargli visibilità, può incorrere in circostanze o fatalità che poi, come nel caso appena ricordato, potrebbero evidenziare i lati meno gradevoli del suo carattere: l’insensibilità verso questioni che riguardano l’intera collettività (ma non è un dipendente ASL?) e la dedizione forsennata al culto della propria, accentratrice e autoreferenziale, personalità; il resto, nel volume “L’alba di un nuovo giorno”.

A quando la potabilità piena dell’acqua che già paghiamo per tale?

 

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