Stavolta la maggioranza l’ha fatta grossa, bocciando la mozione presentata dal consigliere Marco Dinelli del M5S che chiedeva di nominare il rappresentante di Tarquinia nell’Osservatorio Ambientale istituito dal Ministero dell’Ambiente presso la Regione Lazio per controllare l’inquinamento attorno alla centrale a carbone di Civitavecchia. Si trattava di un atto dovuto, non solo perché prescritto dal Decreto VIA di Torrevaldaliga Nord, quanto per diritto dei cittadini a veder funzionare un presidio posto a vigilare per la salute delle popolazioni.
Oltre lo scandalo della mancata designazione, i consiglieri comunali che hanno determinato la bocciatura con 6 voti contrari (Mazzola, Palmini, Centini, Capitani, Baldoni, Torricelli, astenuto Gentili) e 5 voti favorevoli (Dinelli, Serafini, Meraviglia, Leoncelli, Regolo) si sono assunti la responsabilità di avallare la scelta terribile di Mazzola e degli altri cinque sindaci dei comuni prossimi alla centrale, che nel 2010 decisero di “boicottare” l’Osservatorio attraverso la mancata designazione dei propri rappresentanti, preferendo partecipare ad un consorzio finanziato dall’Enel per la gestione di un osservatorio ambientale non corrispondente a quello prescritto dal decreto VIA e non riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente.
Oggi, il sindaco Mazzola, ha la faccia tosta di tentare di difendersi sostenendo che la sua scelta è stata dovuta al mancato funzionamento dell’organismo. Ma chi doveva farlo funzionare se non l’impulso dei comuni più direttamente colpiti dall’inquinamento della centrale a carbone?
La difesa tentata da Mazzola lo inchioda ad una gravissima responsabilità, che noi non vogliamo confinare nel bottino della vittoria politica di aver spaccato la maggioranza, non ci interessa e tenteremo un’altra strada, perché quanto prima l’Osservatorio inizi a funzionare con una composizione adeguata a ben svolgere il compito di difesa della nostra salute; resta l’amaro di 5 anni persi, che lasciano ben intendere su cosa sia stata costruita la carriera politica del sindaco Mazzola, sospinta dal vento dei suoi fedeli servitori.
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