Su iniziativa del consigliere del M5S, Cesare Maria Celletti, si è svolta nella mattinata del 3 luglio 2012 una visita al Borgo delle Saline di Tarquinia con la presenza di un delegato del Comune di Tarquinia e di due giornalisti. L’intero complesso della salina di Tarquinia è stato oggetto di diversi finanziamenti comunitari e regionali nel corso degli ultimi dieci anni allo scopo del recupero ambientale dell’area lagunare e di una valorizzazione multifunzionale del patrimonio edilizio.
La visita ha avuto come obiettivo proprio la verifica dello stato di alcuni edifici del Borgo ottocentesco oggetto di recenti interventi di ristrutturazione finalizzati alla loro riqualificazione in funzione turistico-ricettiva. In uno degli edifici è stato realizzato un centro visite, dotato di attrezzature multimediali per attività didattico-divulgativa-seminariale, di una cucina ed una sala bar con elettrodomestici e strumentazione professionale, di una foresteria completamente arredata. Nel secondo edificio invece è stato realizzato un eco-albergo ovvero una struttura ricettiva facente parte della rete degli eco alberghi regionale predisposta appositamente per turisti sensibili alla qualità dell’ambiente e situati in aree di elevato pregio naturalistico. Tutti i lavori, finanziati con fondi europei e/o regionali per circa 1.500.000 euro, sono terminati nel corso del 2007/08.
Quello che è stato osservato nella visita di una settimana fa è il completo stato di abbandono e il decadimento conseguente delle due strutture sia internamente sia esternamente. Basti pensare che non è stato possibile visitare la foresteria perché il ballatoio che porta alla porta d’ingresso è completamente pieno di deiezioni di uccelli che impediscono il passaggio. Le dotazioni della cucina e della sala bar non sono state mai utilizzate e forse non sono più funzionanti, gli arredi dell’ecoalbergo sono ancora imballati, le pareti interne presentano evidenti segni di infiltrazioni d’acqua.
Inoltre nel 2008, è stato ristrutturato un locale per la realizzazione di un museo del sale anche questo dotato di arredi ed esposizioni didattiche. Gli stessi locali sono stati recentemente smantellati per ospitare gli uffici dell’Osservatorio Ambientale della Regione Lazio. Una parte dei finanziamenti destinati al museo del sale spesi inutilmente.
Le saline di Tarquinia rappresentano un bell’esempio di spreco di denaro pubblico che, invece di essere un un’opportunità di crescita economica ed occupazionale per la comunità locale, sono diventati un simbolo dell’inefficienza della pubblica amministrazione. Che cosa è realmente successo? Perché non si è arrivati a gestire il sito delle saline ed il denaro investito in maniera attenta e responsabile? Perché si è lasciato passivamente che edifici ristrutturati e pronti per la fruizione diventassero impraticabili?
La storia recente narra che l’Agenzia del Demanio abbia consegnato provvisoriamente al Comune di Tarquinia l’intero compendio nel febbraio 2003. Tale consegna, secondo quanto affermato dall’Agenzia del Demanio, rende il comune di Tarquinia pienamente responsabile civilmente e penalmente dell’intero complesso. Alla consegna provvisoria ha fatto seguito un decreto interdirettoriale (ottobre 2003) che concede per 5 anni la salina al Comune di Tarquinia. Seppure la concessione temporanea è scaduta da tempo, l’Agenzia del Demanio sostiene che gli effetti della consegna provvisoria non sono mai venuti meno. Nel frattempo la precedente amministrazione Mazzola ha avuto una stretta corrispondenza con il Demanio per la definizione di una concessione-contratto a lungo termine. Ben due concessioni-contratto sono state sottoposte all’attenzione dell’Amministrazione comunale e nessuna delle due è stata approvata. L’ultima è stata fatta scadere recentemente.
È vero che esiste un contenzioso importante tra gli occupanti di alcuni case delle saline e l’agenzia del Demanio, contenzioso che è politicamente difficile da gestire in quanto il demanio vorrebbe tutti gli alloggi liberi all’atto della consegna. A chi l’onere dello sfratto? Secondo l’ultima concessione-contratto, se ne occuperebbe l’Agenzia del Demanio.
A questo punto, c’è da chiedersi come mai l’Università della Tuscia che ha avuto in consegna temporanea gli stabili delle saline nel 2003, continua ad utilizzarli, mantenerli e soprattutto a gestirli secondo le finalità a cui erano destinati i finanziamenti. Oppure come mai la sola consegna provvisoria delle saline di Cervia al Comune di Cervia ha consentito di attivare una Società che ha rimesso parzialmente in funzione l’impianto di salicoltura creando 30 posti di lavoro (www.comunecervia.it)?
Allora la responsabilità è di un politica miope o di una pubblica amministrazione lenta? Il M5S vuole evidenziare lo stato di abbandono della Salina, il completo decadimento delle strutture e l’ingente sperpero di denaro pubblico. Inoltre si denuncia la pessima politica incapace ancora oggi di presentare un progetto di gestione finanziariamente sostenibile del complesso delle saline sprecando risorse pubbliche e potenzialità occupazionali.
Nel recente consiglio comunale del 29/06/2012 si è deliberato di richiedere, oltre ad un ulteriore rinvio dei termini, anche un incontro urgente tra i rappresentanti dell’Agenzia del Demanio e quelli del Comune per ridiscutere i contenuti dell’atto di concessione. Speriamo dunque che questa annosa vicenda possa trovare presto una soluzione ottimale, e che un bene così prezioso da un punto di vista storico, culturale e naturalistico per il territorio di Tarquinia e parte della memoria collettiva per i tanti cittadini che hanno prestato lavoro nell’impianto non sia ceduto a soggetti diversi dall’ente territoriale naturalmente più autorevole per la sua gestione.
Silvia Blasi
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