La settimana scorsa sì è tenuta la riunione della Commissione Consiliare Ambiente per discutere del nuovo bando di raccolta dei rifiuti. Ricordiamo che il vecchio appalto è scaduto da oltre un anno e si trova in una costosa proroga tecnica.
In questi anni il M5S di Tarquinia ha lavorato sodo sul tema e ha inoltrato all’amministrazione idee concrete per migliorare il servizio, riassunte in un documento che il consigliere Marco Dinelli ha portato in Commissione: i commissari di maggioranza hanno deciso di farlo parzialmente proprio quanto a contenuti, rifiutandosi però di metterlo a votazione.
In sintesi, le nostre proposte presentate in Commissione riguardano: estensione del porta a porta a tutto il territorio, con applicazione della tariffa puntuale, per cui si paga in base ai rifiuti prodotti e differenziati; rilancio del compostaggio domestico, anche in fossa o in cumulo, con istituzione dell'”albo dei compostatori” per beneficiare di una riduzione significativa in bolletta; posizionamento dieco-compattattori per conferire plastica, vetro e lattine con l’erogazione di un bonus; recupero dei contributi CONAI (generati della vendita dei rifiuti differenziati dai tarquiniesi).
Purtroppo, non ha trovato accoglimento la nostra proposta per il passaggio ad un sistema di “tariffazione puntuale”, ovvero di una tariffa particolarmente premiante nei confronti dei cittadini più virtuosi, secondo il principio “chi inquina paga, chi produce meno rifiuti deve risparmiare”.
Detto ciò puntualizziamo che la collaborazione per migliorare il nuovo bando non ci sottrae né alla doverosa denuncia di tutto quello che non ha funzionato con l’attuale appalto, né all’obbligo di dare all’Amministrazione un “warning” preventivo sulla lievitazione del costo del servizio. Infatti, l’appalto scaduto che, ripetiamo, si trova in un’ingiustificata “proroga tecnica”, è stato un flop pagato caro dai cittadini. Come abbiamo altre volte denunciato, due ne sono stati i motivi: incapacità dell’amministrazione a coinvolgere adeguatamente i cittadini e il fatto incontestabile che non abbia redatto un bando parsimonioso ma efficace (il mancato recupero del contributo CONAI e le centinaia di compostiere avanzate dicono molto).
I fatti che inchiodano l’amministrazione PD stanno tutti nei numeri di quanto abbiamo sborsato e quanto ne abbiamo avuto in cambio: la spesa totale per la “monnezza” pagata dai cittadini è stata di circa 20 milioni di euro in 6 anni, ben più costosa che altrove, senza aver raggiunto nemmeno il 50% di raccolta differenziata, percentuale molto lontana dai livelli che l’appalto prometteva, evidentemente in modo velleitario.
Le buone idee affidate ai tecnici comunali per mettere a punto il capitolato e la stima dei costi, in condizioni normali devono portare ad un buon servizio e ad un costo più basso del passato e non a selezionare un appaltatore prodigo ad assumere altro personale in cambio di bollette più salate per tutti i cittadini.
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