Il M5S Tarquinia ritiene provocatorio l’invito per un “incontro esclusivo”, lanciato sulla stampa dal Sig. Caucci, amministratore della Pellicano (la società che tratta i nostri rifiuti nella piana del Mignone, vicino alla Litoranea), che vorrebbe far arrivare “monnezza” (frazione organica) a Tarquinia da tutta la regione per circa 30.000 tonnellate l’anno, per farne metano, da bruciare in parte per produrre elettricità e la restante parte da vendere come carburante.
L’invito è provocatorio perché il M5S Tarquinia, che ha ragioni tecniche inoppugnabili per contrastare un progetto scellerato, ha una posizione pregiudizialmente contraria all’iniziativa, perché un territorio già profondamente colpito da fonti inquinanti andrebbe maggiormente salvaguardato, e non può passare il concetto che un’altra industria insalubre farebbe poca differenza. Ma purtroppo è questo il concetto che circola in certi ambienti: siamo una terra “da rapinare” cogliendo tutte le rendite possibili. E l’iniziativa che il consorzio Pellicano vorrebbe realizzare è una rendita, perché sta in piedi solo grazie agli incentivi statali.
Questa è una terra che non ne può più dei “cacciatori di rendite”: centrale a carbone, autostrada, idroelettrico, impianti fotovoltaici su suolo agricolo. C’è un copione che si ripete: la centrale a carbone, una rendita per ENEL da un miliardo di euro all’anno, che grava su questo territorio anche grazie alla complicità dei sindaci, che tra l’altro continuano a dimostrare da che parte stanno non partecipando all’Osservatorio Ambientale regionale dove potrebbero contrastare concretamente ENEL; e poi l’inutile autostrada della SAT, che ha sfilato l’Aurelia ai cittadini, bella e gratuita, per incassare la rendita dei pedaggi; anche in questo caso Caltagirone, le cooperative rosse, il Monte de’ Paschi di Siena e gli altri dell’affare devono ringraziare un sindaco, agevolatore dei cacciatori di rendite, che non ha l’agricoltura tra le sue principali preoccupazioni: guardate che fine miserabile ha fatto l’impianto per la trasformazione e la conservazione dei prodotti agricoli (conservificio/pomodorificio); e che dire dell’idroelettrico sul Fiume Marta, un’altra rendita per il fortunato di giro, che sembra stia nelle grazie del Governatore della Regione Lazio: per non parlare del silenzio e dell’inerzia del sindaco che stanno fattivamente agevolando la società che vuole prendersi l’acqua del Marta per farne elettricità, sfruttando però a costo zero un impianto di proprietà pubblica: un’altra rendita “agguantata” che ci toglie la possibilità di fare in proprio elettricità.
Sig. Caucci, questo tipo di economia non può dare futuro ai giovani di Tarquinia e contrasta fortemente con la proposta del M5S. Non è infatti vero quanto affermato dalla Pellicano, e cioè “che in località Olivastro non esistono prodotti DOP, DOC, IGP, ecc..” poiché sono fortemente presenti e previsti da un progetto di rilancio agricolo della Regione Lazio che ha concesso a giovani agricoltori dei terreni dell’ARSIAL per la produzione controllata di prodotti biologici.
Noi vogliamo il rilancio dell’agricoltura e la nascita di aziende ad alto valore aggiunto e zero impatto ambientale, per creare posti di lavoro veri e duraturi (non i 5000 posti fantasma di Mazzola e gli industriali in coda fuori dal suo ufficio, che si strappavano i capelli per investire nella zona industriale di Tarquinia!).
Co
ncludiamo sull’invito di Caucci, ricordandogli che ci siamo già incontrati a due convegni pubblici ma soprattutto in sede di conferenza dei servizi dove la portavoce regionale Silvia Blasi ha chiarito i motivi della nostra contrarietà a questo progetto di industria insalubre di prima categoria nel cuore dell’economia agricola tarquiniese. Non lasceremo arrivare a Tarquinia 4000/5000 camion di rifiuti ogni anno per qualche euro in meno in bolletta e qualche posto di lavoro pagato a caro prezzo.
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