martedì 21 marzo 2017

Acqua pubblica, Cesarini: "serve un servizio idrico basato su forme pubbliche di gestione"

L’assessore Ranucci mi ha posto alcune domande sulla gestione del servizio idrico. Gli rispondo e gli rammento che ha condiviso con il suo sindaco la responsabilità di cederne la gestione a Talete, la scorsa estate, senza opporre resistenza. Motivi ne avrebbe avuti: Mazzola sta usando la parola “baratro” per descrivere il dissesto finanziario di Talete e lui, l’assessore, nell’elencare le misure che adotterebbe in caso di vittoria per controllare la gestione del servizio idrico, mette nero su bianco l’esistenza di criticità che lo legano a quella responsabilità; parla infatti di mancanza dei “criteri previsti dalla legge”, di “bollette pazze”, di “disagi, allarmismi e dilettantismo allo stato puro” e di “sprechi”.

Un’amministrazione accorta, che avesse agito da buon padre di famiglia, si sarebbe opposta (come fatto da altri Comuni) e se necessario avrebbe subìto il commissariamento del servizio idrico, pur di non consegnarlo a chi versa in tale stato. É fuori discussione che la gestione pubblica dell’acqua offra maggiori garanzie, così si avvicinano le elezioni e tutti diventano improvvisamente sostenitori dell’Acqua Pubblica, anche Ranucci; accade però che il partito dell’assessore, in questi anni non abbia fatto altro che agevolare a tutti i livelli (Nazionale, Regionale, Provinciale e Comunale) la privatizzazione del servizio idrico, per ultimo con il decreto “Sblocca Italia” del governo Renzi. Non è stata da meno la Regione Lazio, sempre a guida PD, che ritarda l’attuazione della legge regionale n.5/2014, “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.

Ranucci forse non sa che questa legge, d’iniziativa popolare, a distanza di tre anni dalla sua approvazione, è stata “bloccata” dal suo partito che non ha messo mano ai necessari decreti attuativi. La legge prevede infatti la definizione dei nuovi Ambiti di Bacino Idrografico (ABI) – in sostituzione degli attuali ATO (Ambiti di Bacino Ottimale) – e apre la strada a forme di gestione più diretta da parte degli enti locali.

Se Tarquinia mi sceglierà come sindaco, attiverò una forte azione politica, incentrata sull’attuazione della legge regionale n.5/2014, per uscire prima possibile dalla convenzione con Talete e ricostruire un servizio idrico basato su forme pubbliche di gestione, rafforzate dall’aggregazione in Consorzi di Comuni. A me e ai miei concittadini non va giù che, con un servizio idrico più scadente di quello comunale, dobbiamo subire una bolletta più salata e pagare i dirigenti di Talete circa 160.000 euro all’anno. Dirigenti che, tra l’altro, potrebbero rivelarsi sensibili ai suggerimenti di questo o quel politico, quando con tutta la libertà di una gestione privata insindacabile dai cittadini, assumono personale e gestiscono appalti e forniture.

Oggi arriva ACEA; il sindaco se ne è dichiarato convinto tifoso, manifestando così una volontà di privatizzare il servizio idrico che parte di lontano, per cui, mentre l’amministrazione comunale avvicinava Tarquinia al “baratro” di Talete, Mazzola pensava già alla scialuppa di salvataggio ACEA. E Ranucci? Voleva solo portare il servizio idrico di Tarquinia nel “baratro” di Talete o aveva anche lui in mente ACEA? Nell’ultima esternazione ha rinnegato il suo sindaco e ha scelto il “baratro”. La città, mazziata, ancora una volta non ringrazia.

Ernesto Cesarini

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