C’era una volta la bella stazione di Tarquinia, che necessitava d’interventi di recupero strutturale e funzionale importanti. D’aspetto era la stazione giusta per arrivare nella culla della civiltà etrusca. La stazione di Tarquinia ha subito un brutto e anonimo restyling di sgraziato aspetto high tech. Nonostante la promessa implicita di efficienza tecnologica, restano irrisolti vari problemi funzionali ed è aumentato il livello di rischio per i viaggiatori.
Andiamo con ordine. Questa nota – che descrive quello che è sotto gli occhi di tutti – la manderemo anche alla magistratura, chiedendo di accertare le responsabilità oggettive e per il recupero dei danni.
Per quanto riguarda la sicurezza dei viaggiatori è sufficiente osservare come sia stata ridotta la sezione di transito del 1° binario, per fare posto a ingombranti pilastri, destinati a sostenere solo la pensilina: basta un po’ d’affollamento o che i viaggiatori si muovano quando i treni sono in arrivo o transito, e subito la situazione diventa critica. Per inciso la pensilina non protegge più dalla pioggia come la precedente, perché è stata sollevata troppo frontalmente e così ci si ripara male quando piove da mare sostenute e c’è vento.
Inoltre è vergognoso che dopo il lungo periodo trascorso dalla fine dei lavori non esista più l’abbattimento delle barriere architettoniche per andare ai binari 2 e 3. Prima c’erano due comode rampe, adesso ci sono le carcasse di due ascensori, già arrugginiti. Riteniamo che non possano entrare in funzione perché resta irrisolto il problema della presenza d’acqua nel terreno circostante. Le infiltrazioni c’erano già prima ma in precedenza l’acqua veniva pompata via. I lavori svolti non hanno rimosso il problema, semmai l’hanno peggiorato, perché le scale bagnate sono ora molto più sdrucciolevoli ed è tragicomico che i gradini nuovi siano stati forati per far uscire meglio l’acqua. A cantiere aperto sarebbe stato possibile intubare l’acqua sotterranea e mandarla verso il fosso che fiancheggia la strada degli orti, posto a quota più bassa del sottopassaggio ferroviario, probabilmente anche senza eseguire scavi a cielo aperto.
Poiché tutte le società del Gruppo Ferrovie dello Stato sono partecipate al 100% dal Ministero dell’Economia e Finanze, vuol dire che la Stazione di Tarquinia è pubblica ed è stata trasformata (male) con soldi pubblici e questo vogliamo denunciare, anche per il danno che si fa all’economia turistica di Tarquinia: quella che è diventata una grigia (letteralmente) stazione piena di difetti non è un bel biglietto da visita.
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